Annalisa Venditti, giornalista e autore TV, presenta “In the morning in New York, before and after the lockdown in the year 2020”. Opere e video di Milena Barberis.
C’è una vita fatta di abitudini, di rumori che si ripetono. Le luci delle case si accendono al mattino, a orari più o meno stabiliti. Sveglia, doccia, caffè. Qualche telefono comincia a squillare. Si parte. Metro o macchina, a piedi o in bus, poco importa. Milena Barberis lo racconta con le facciate di questi palazzi newyorkesi. Nel ritmo dato al movimento dell’immagine. Un battito di cuori e di rami scheletrici, quasi un presagio.
Eppure, a pensarci bene, potremmo essere ovunque. Se una catapulta ci lanciasse lì davanti, forse, non capiremmo subito dove siamo. C’è un non so che di rassicurante nelle abitudini, anche se per qualcuno sono un’espressione noiosa delle nostre vite. Le facciate dei palazzi che Milena ha scelto per ambientare questa istallazione video sono superfici, sottili cartoncini ritagliati da un deus ex machina, invisibile burattinaio, demiurgo. Le facciate lasciano intravedere la vita di dentro, quella sì degli uomini, cadenzata dal battito di un cuore che pulsa.
Le abitudini, un veloce fluire, dicevamo, ma anche tutto quello per cui le creiamo. Forse i bisogni, le aspirazioni, il senso del nostro passaggio. E, anche se rumori forti vengono da fuori, la vita sta prima di tutto lì dentro. Ripetitiva, veloce, frenetica forse, ma rassicurante.
In questo periodo di emergenza sanitaria siamo tornati a vivere le nostre case, sembra suggerire l’artista. Siamo rientrati nella caverna primitiva dove gli uomini ne sperimentarono il concetto e la natura si fece pittura sulle scarne pareti di pietra.
C’è un prima, quello delle nostre abitudini consolidate, e c’è un dopo. In mezzo il trauma generato nelle nostre esistenze da un nemico trasparente, un virus che colpisce l’organismo, fa ammalare e può togliere la vita.
Nella seconda parte del video l’artista esprime il senso di questa minaccia. Rumori inquietanti aggrediscono le facciate. Sono sirene che annunciano il pericolo e rumori di cancelli di ferro che sbattono. Chiusura. Si resta in casa.
Il rosso e il blu si fanno colori predominanti. Però la vita resiste, dietro i vetri e le imposte delle finestre. Con paura e con rabbia, ma anche con coraggio e amore. Non si vedono più gli arredi o gli oggetti quotidiani, solo tronchi e rami. Gli alberi sono dentro le case. Sono la casa.
Avevamo dimenticato di essere parte della Natura?